Possibile mettere in dubbio la legittimità della retribuzione prevista dal contratto nazionale
La proporzionalità e la sufficienza della retribuzione sono concetti autonomi e ben distinti dalla volontà delle parti sociali che si esprime nella contrattazione collettiva
Possibile mettere in discussione la retribuzione del lavoratore prevista dal contratto collettivo nazionale di lavoro se essa risulta, in concreto, lesiva dei principi fissati dalla Costituzione, che riconosce il diritto del lavoratore ad una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a lui e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa. Se la retribuzione prevista ufficialmente non è adeguata, allora è possibile, anzi necessario, l’intervento del giudice. Queste le indicazioni emerse dalla vicenda relativa all’azione giudiziaria con cui un lavoratore, che percepiva regolarmente una retribuzione oraria pari ad appena 5 euro e 37 centesimi, e, dunque, non rispettosa, a suo parere, dei parametri fissati dalla Costituzione, ha chiesto ai giudici di condannare la società datrice di lavoro alle differenze derivanti dall’applicazione del contratto collettivo nazionale di lavoro di un settore similare. Tale richiesta è stata ritenuta legittima dai giudici, i quali hanno chiarito che la proporzionalità e la sufficienza della retribuzione sono concetti autonomi e ben distinti dalla volontà delle parti sociali che si esprime nella contrattazione collettiva. Di conseguenza, non può escludersi a priori che il trattamento retributivo determinato dalla contrattazione collettiva, pur dotata di ogni crisma di rappresentatività, possa risultare in concreto lesivo del principio di proporzionalità alla quantità e alla qualità del lavoro di cui deve costituire il corrispettivo di sufficienza ad assicurare al dipendente ed alla sua famiglia un'esistenza libera e dignitosa. Tirando le somme, è compito del giudice operare un controllo ad hoc sul corrispettivo percepito dal lavoratore e, in caso di riscontrata violazione dei precetti costituzionali, determinare il giusto salario minimo, servendosi a fini parametrici del trattamento retributivo stabilito in altri contratti collettivi di settori affini e per mansioni analoghe. (Sentenza del 13 ottobre 2023 del Tribunale di Bari)